È scientificamente dimostrato che l’ipoacusia riconducibile all’età abbia un impatto negativo anche sulle capacità di elaborazione del linguaggio. Sebbene possa sembrare una logica conseguenza del fisiologico degrado uditivo, gli effetti sembrano coinvolgere anche aspetti cerebrali.
Gli adulti con ipoacusia da lieve a moderata tendono a manifestare maggiori problemi con la comprensione delle frasi complesse, soprattutto quando la frequenza risulta più elevata. In altre parole, elaborano queste informazioni più lentamente rispetto ai coetanei con udito normale.
La situazione può migliorare grazie agli apparecchi acustici?
Un team di ricercatori tedeschi ha provato a dare una risposta.
“In questo studio, indaghiamo la correlazione tra la gravità della perdita dell’udito e l’uso di apparecchi acustici, valutando gli effetti sull’elaborazione neurale di frasi semplici e complesse ”, si apprende dal paper pubblicato su Nature.
Effetti degli apparecchi acustici sull’elaborazione delle frasi complesse
Gli autori hanno incluso nello studio 39 soggetti con età media di 65,5 anni che presentavano una perdita uditiva binaurale, da lieve a moderata.
Il gruppo di partecipanti includeva utenti che usavano e non usavano apparecchi acustici.
“La nostra idea originale era confrontare gruppi di utilizzatori e di non utilizzatori di apparecchi acustici, tuttavia in Germania è difficile trovare partecipanti anziani con ipoacusia più grave che non utilizzano le protesi. Di conseguenza, non siamo stati in grado di ottenere un numero sufficiente di partecipanti con perdita dell’udito simile, quindi gli utenti di apparecchi acustici avevano, in media, una perdita uditiva più grave rispetto ai partecipanti senza apparecchi acustici”, precisano gli autori.
I partecipanti, quindi, hanno ascoltato alcune frasi tramite cuffie. In seguito, sono stati chiamati a scegliere – tra due opzioni diverse – l’immagine più pertinente alla frase appena ascoltata.
Nello specifico, un’immagine mostrava il personaggio corretto che eseguiva l’azione menzionata nella frase. L’altra, invece, illustrava l’esatto rovesciamento, ovvero il personaggio secondario mentre eseguiva l’azione menzionata sul personaggio “corretto”.
Le conclusioni dello studio
Da questo studio è emerso che la gravità della perdita uditiva e l’utilizzo degli apparecchi acustici non impattano sulla comprensione delle frasi.
Tuttavia, gli autori hanno osservato alcuni cambiamenti nei meccanismi cerebrali dei portatori di apparecchi acustici durante la fase di elaborazione delle frasi complesse.
Andando nello specifico, per gli utenti che indossavano da più tempo gli apparecchi acustici si sono attivate diverse aree cerebrali durante l’elaborazione delle frasi più complesse. Aree che, invece, non venivano attivate da chi non li indossava o da chi portava le protesi da meno tempo. Si tratta di cervelletto, giro precentrale destro e corteccia cingolata destra.
“Questi risultati suggeriscono che il cervello si adatta all’uso degli apparecchi acustici e che questo influenza l’elaborazione del linguaggio”, hanno evidenziato gli autori.
Esiti che indicano la necessità di studiare più approfonditamente la capacità di adattamento del cervello nell’elaborazione linguistica in seguito all’utilizzo persistente delle protesi.